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martedì 21 ottobre 2008

PAROLA DI DON....

Mentre ci si appresta ad iniziare una nuova stagione sportiva sento il desiderio di esprimere un sincero augurio a tutti i protagonisti del prossimo campionato. Un augurio che è accompagnato da un sogno: mai più quello che ho visto domenica scorsa!
E questa volta non mi riferisco ad immagini trasmesse in TV, a pettegolezzi più o meno giustificati del post-partita, a decreti antiviolenza governativi… ma ad un comune bambino che, dopo aver assistito ad una partita per la coppa CSI (categoria 18enni), mi ha confidato melanconicamente: “don, sono disgustato da quello che ho visto”.
E’ bastato un fischio dell’arbitro, un fallo di reazione e una serie ripetuta di brutte entrate per trasformare un campo di calcio dell’oratorio in una insana arena di scalmanati gladiatori.
Mi ha fatto riflettere sul senso del nostro promuovere e sostenere lo sport in un luogo educativo come l’oratorio.
Io credo che lo sport è capace di educare, e non perché l’importante è partecipare ma perché si desidera vincere; che il calcio è uno sport di contatto e non si può reclamare per ogni contrasto; che le regole sono uguali per tutti e bisogna applicarle e rispettarle; che l’avversario è un compagno di gioco e non un nemico da abbattere… Ma quando un bambino si ritrova triste e disgustato dopo aver assistito ad una partita di pallone, ti inchioda ad una sconfitta che deve far riflettere.
“Solo nel gioco e nella festa, lo sport sviluppa a pieno le sue grandi possibilità educative”, recita l’art. 5 del patto associativo del CSI.
Ma chi ha deluso questo bambino si ricorda che iscrivendosi al CSI, di questo doveva vivere la sua partita e il campionato? Gioco e festa, cioè voglia di divertirsi e stare insieme sono stati il motivo più vero del loro scendere in campo?
Mi piace sperare che le lacrime di chi ha assistito ad un trsiste spettacolo non abbiano spento quel “lucignolo fumigante” che è la voglia di giocare e di divertirsi. Anzi, proprio a partire da questa delusione, vorrei augurare a tutti gli atleti del CSI di essere testimoni di un pallone diverso, capace di rotolare su un campo per invitare alla gioia del correre e misurarsi con gli altri. Convinti che se non è più così, forse, è meglio abbandonare il terreno di gioco piuttosto che continuare.
Un augurio a tutte le società sportive perché comprendano che la bellezza dello sport è unire per raggiungere un obiettivo e non per salvare il proprio onore. L’unità di una squadra è nascosta nel comune desiderio e nella reciproca fatica di ogni atleta di voler raggiungere insieme uno stesso traguardo e non nella difesa violenta contro un nemico comune.
E a tutti gli arbitri, compito ingrato ma fondamentale, l’augurio di una serenità e fermezza accompagnata da una segreta certezza: senza il rispetto delle regole, esigito dal regolamento e accettato da chi gioca, non ci può essere festa ma soltanto “guastafeste”.
Il sogno continua. Che ogni bambino, giovane e adulto che si appresta a scendere in campo, si ricordi di ciò che rispose la teologa Dorotee Solle ad un giornalista che le chiedeva come avrebbe spiegato la felicità ad un bambino: “Io non glielo spiegherei. Gli darei un pallone per giocare.”

DON ALESSIO ALBERTINI

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