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mercoledì 27 aprile 2011

Una partita di calcio tra bambini ( Corriere della sera)

Appostati a bordo campo, già dal fischio d'inizio hanno preso a insultare l'arbitro in un crescendo di termini offensivi. Poi sono passati alle minacce di morte. E infine a robusti spintoni. La partita è durata 3 minuti. L'allenatore ha ritirato la squadra perché si è vergognato.
Loro invece no. Tanto più che non erano tifosi qualunque, ma un gruppetto di genitori dei ragazzi della Fidene Calcio, club romano dell'omonima borgata sulla Salaria, categoria dilettanti, età media tra i 16 e i 17, in gara al torneo di Pasqua di Jesolo. E che ora rischiano il Daspo, come gli ultrà violenti.
L'aggressione è avvenuta durante il match tra la Fidene e gli scozzesi del Langcraigs, valido per la finale del campionato giovanile gestito dalla Eurosporting e a cui partecipavano 85 squadre di 9 nazioni, 270 partire in 2 giorni. Gli adulti accompagnatori, almeno tre, hanno da subito tenuto un comportamento indecoroso. Quando dagli improperi e gestacci si è passati alle mani, l'organizzazione ha chiamato il 113. Nel frattempo il direttore di gara si rifugiava nello spogliatoio trovandone la porta già divelta, arredi e specchi fracassati.

Gli uomini del commissariato di Jesolo hanno identificato due persone, ma le indagini proseguono. «C'è il referto dell'arbitro che dichiara di essere stato insultato e spintonato riportando delle lesioni, come certificato dai medici dell'ospedale» spiega il vicequestore Mario Argenio. «Se verranno accertate responsabilità, parliamo di ingiurie, minacce e percosse sul terreno di gioco, per gli autori richiederemo il Daspo». Ovvero il divieto di accedere alle manifestazioni sportive. Su cui deciderà il questore di Venezia. Accontentando così il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che aveva chiesto di estendere questo provvedimento ai genitori intemperanti e maneschi.

Quelli dei baby calciatori della Fidene Calcio si erano già fatti riconoscere il giorno prima, durante l'incontro con una squadra tedesca. Incitando volgarmente i ragazzi, inveendo contro gli avversari e l'arbitro, sputando qua e là e correndo persino a prendere a calci i propri figli di cui evidentemente non apprezzavano il rendimento. Così perlomeno raccontano dei testimoni. Quanto ai minori, è chiaro che l'esempio paterno lo hanno già ben imparato, protagonisti, in quello stesso match, di almeno quattro risse, con un vasto campionario di gomitate e parolacce.

Attilio Ortenzi, direttore tecnico della Fidene (che aveva quattro squadre in gara, tra i 14 e i 17 anni) e allenatore degli allievi classe 1994, sostiene che «ho chiesto io all'arbitro di interrompere la partita, al 6° minuto del primo tempo, perché in campo c'era troppa tensione, ho temuto il peggio, senza nessun tipo di recinzione. Ho richiamato i ragazzi in panchina per farli sbollire. Si, certo, insulti e spintoni li ho visti anch'io, ma pure contro i miei... forse il direttore di gara si è messo paura...». Pare invece che Ortenzi, dirigente di esperienza, non abbia affatto apprezzato lo spirito antisportivo dei suoi. Chiedendo scusa e allontanando i genitori ultrà («Non so chi erano, magari spettatori...»).
Ma giura che i giovani calciatori romani non sono tutti teppisti. «C'erano quelli di un'altra squadra, la Fonte Meravigliosa, gentilissimi ed educati». Precisa però «che la partita è ripresa e non è vero che il torneo è stato sospeso, quando mai». Minimizza, incredulo, Gianni Silvestri, direttore organizzativo della Fidene: «Hanno insultato l'arbitro come accade dovunque, da sempre. Chi non gli ha mai detto cornuto?»

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