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venerdì 1 aprile 2011

Santi nello sport? Si può

Carissimi, con una certa audacia, che sembra quasi inattuale, oso proporre a tutti voi una riscoperta del cristianesimo e del suo segreto... La ricorrenza del quarto centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo mi ha convinto a proporre la santità, che è l’espressione matura del cristianesimo...». Queste parole del cardinale Dionigi Tettamanzi fanno da sfondo ispiratore a “Santi per Sport”, momento di spiritualità per quanti operano nel mondo dello sport, che la Commissione Diocesana per lo Sport propone sabato 2 aprile, presso il Centro Schuster (via Feltre 100, Milano). Il programma prevede alle 9.30 la preghiera iniziale, seguita dalla riflessione di don Alessio Albertini, segretario della Commissione; alle 11.30, la messa e la conclusione«Lo scorso anno abbiamo rilanciato questa esperienza e abbiamo subito riscosso un notevole interesse - spiega don Albertini -. Credo che questa attenzione verrà confermata anche sabato, a testimonianza della consapevolezza ormai diffusa che anche nello sport, ogni tanto, sia importante fermarsi a riflettere». Santi per sport, o meglio nello sport. È possibile? Ogni ambito di vita offre occasioni di testimonianza e di essere cristiani fino in fondo. Questo vale anche per quegli ambienti in cui il cristianesimo non sembra tanto “di moda” o che non paiono aiutare la fede cristiana. La sfida che proponiamo è quella di cercare di comprendere che si può, anzi si deve cercare di essere “santi” anche nello sport e non nonostante lo sport. Ma nello sport c’è spazio per la “santità”? Il santo emerge in contesti in cui ci sia appunto bisogno di “santità” per cambiare le cose. Questo in ragione di due caratteristiche: prima di tutto perché è “immerso” fino in fondo nella situazione che vive e in secondo luogo perché è portatore di un’intuizione in più, vuoi in contrasto alla mentalità corrente, vuoi sotto forma di un’alternativa valida. L’attesa di un “santo” nello sport è appunto l’attesa di una persona che sappia vivere lo sport fino in fondo, senza facili moralismi, ma che al tempo stesso sappia contrastare certe devianze, offrendo una chiave alternativa degna. E ci sono testimonianze credibili? Tra i santi “ufficiali” ci sono persone che, nella loro formazione, hanno riservato uno spazio importante allo sport: penso a Pier Giorgio Frassati e, prossimamente, allo stesso Giovanni Paolo II. Ma anche uscendo dai binari “canonici” ci sono esempi significativi: mi viene in mente Tasha Danvers-Smith, atleta britannica che nel 2004 rinunciò alle Olimpiadi di Atene (e a una medaglia sicura) perché in attesa di un bambino, e per questo resistette alle pressioni di tecnici, dirigenti e sponsor. Nel suo coraggio di stabilire una priorità fra i valori, vedo un parallelo significativo con la vicenda di Gianna Beretta Molla... Quali iniziative ha in cantiere nei prossimi mesi la Commissione diocesana? Per gli ultimi due fine settimana di giugno stiamo organizzando due week-end a Pallanza per ragazzi delle scuole superiori che vogliano accostarsi allo sport in oratorio offrendosi a collaborare come aiuto-allenatori. L’idea è quella di fornire alcuni elementi di cultura sportiva di base, non tanto dal punto di vista tecnico, quando da quello pedagogico-educativo.

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