Il Blog che vuole essere un punto d'incontro per le squadre di calcio dei ragazzi della Parrocchia San Gregorio Barbarigo di Milano



martedì 22 febbraio 2011

L'EDITORIALE di bruno

Le scuse che leggete sotto dei dirigenti della società Annunciazione sono molto significative e fanno comprendere quanto settimanalmente è difficile il compito per ogni allenatore e dirigente.
La passione che abbiamo per lo sport ed in particolare per il calcio ci regala ogni settimana tante gioie e soddisfazioni, mille emozioni ma anche a volte non pochi problemi.
Prendendo spunto dalla partita di sabato condivido con voi una riflessione sul ruolo di allenatore -dirigente-educatore di una squadra d'oratorio.
Come già detto negli spogliatoi ai dirigenti della squadra avversaria non giustifico e non condivido il loro comportamento, con le loro proteste sul direttore di gara hanno giustificato qualsiasi comportamento dei ragazzi che in preda alla trance agonistica sono un pò andati sopra le righe senza che fossero tenuti a bada da chi dovrebbe vigilare su di loro.
La lettera che ci hanno scritto fa capire che si sono accorti di aver sbagliato e personalmente non mi piace giudicare le vicende altrui (i panni sporchi si lavano in casa...) e d'altronde altre volte è capitato anche a noi di contestare il direttore di gara o non condividere alcune situazioni sul campo e siamo stati di pessimo esempio per i ragazzi venendo meno al compito che ci è stato affidato.
Giocare al calcio (ma in questo caso sarebbe meglio dire educare allo sport) significa certo cercare di vincere, di fare gol agli avversari, ma anche e soprattutto accettare se altri sono più bravi di noi, rispettarli e soprattutto rispettare arbitri e dirigenti e pubblico.
Spesso basta un fischio dell’arbitro non condiviso, un fallo non fischiato per trasformare un campo di calcio dell’oratorio in un arena di scalmanati gladiatori con allenatori che si lasciano a proteste di stile Mouriniano, genitori che gridano camminano nervosamente, imprecano. Colti da un improvviso furore agonistico, tranquilli impiegati e insospettabili casalinghe si trasformano quando è il loro figlio a scendere in campo. Sono scene di ordinaria amministrazione per chi frequenta i campetti il sabato pomeriggio . Noi addetti ai lavori invece dobbiamo avere sempre quella lucidità, quella competenza nel portare avanti il compito che ci è stato affidato.
Nei tanti corsi formativi che ho seguito tutti indicavano il ruolo dell’allenatore sia esso di settore giovanile o di prima squadra come fondamentale per la crescita di un ragazzo, con compiti che vanno oltre l’insegnamento del gesto tecnico, deglì schemi tattici e dell’allenamento muscolare. Allenare è educare, e l’allenatore dovrebbe essere un protagonista attivo di esperienze formative
Come diceva l'anno scorso il Prof Testa nell'incontro organizzato dalla diocesi
"Ogni allenatore è un educatore e cioé cerca di costruire con ogni ragazzo che gli è affidato un rapporto di fiducia e di amicizia teso a far crescere la persona nella conoscenza di sé (dei propri limiti e delle proprie doti), nel rispetto degli altri e nel desiderio di costruire legami di amicizia e di fraternità con tutti, nel cogliere le opportunità positive che offre la vita attraverso lo sport"
cerchiamo di non dimenticarcelo mai.
Bruno

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