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lunedì 17 marzo 2014

Giro un post di un amico allenatore

Non ho mai allenato un bimbo "scarso" ...

Sono ormai tre anni che trascorro il mio tempo libero in mezzo ai bambini che giocano al calcio. C'è chi gioca, chi ci prova, chi semplicemente sta nel campo aspettando che la palla passi dalle sue parti per tirare un calcio e dare un senso al suo allenamento.
Ne ho viste di tutti i colori in questi anni: ho visto portieri salutare la mamma, ignari del fatto che la palla stesse carambolando lentamente in porta, ho visto difensori schierarsi alle spalle della porta. Ho visto non so quanti bambini fare le "montagnelle"di sabbia  Ho visto bambini rincorrere la palla oltre la linea laterale, portieri che hanno voluto fare gli attaccanti e centravanti che hanno insistito per fare i portieri. Ho incontrato bambini che non volevano andare in panchina e bambini che non volevano andare in campo. Ho visto bambini che tifano Juventus, Inter e Milan contemporaneamente. Credevo di aver visto tutto quando un bimbo mi ha detto che non ricordava più se tifava Torino o Juventus (tifava Torino come suo papà, a cui non ho mai raccontato questo aneddoto!). Ho visto portieri che volevano sfilarsi i guanti perché faceva caldo.
Ho visto un bambino che voleva fare allenamento ed il papà che non voleva. Ho visto il contrario.Ma non ho mai visto un bambino "scarso".
Sono sempre più convinto che la  "scarsezza", se così si può definire il sostantivo che identifica l'essere "scarso", non appartiene al mondo dei bambini.
Ai bambini è concesso tutto. Se è concesso al portiere di sfilarsi i guanti per il caldo, se è concesso ad un bambino di tifare Milan ed Inter contemporaneamente, deve essere anche concesso ad un bambino di definire "scarso" un suo compagno o un suo avversario.
Ma agli adulti questa concessione non può essere fatta. Sentire quel termine pronunciato dagli adulti mi irrita. E ne ho sentiti tanti.
Lo so, non tutti i bambini sono abili allo stesso modo nel gioco del calcio. C'è chi è più abile a scuola, chi è più abile in piscina, chi nel riconoscere le macchine, chi è abile ma non vuol farlo vedere agli altri. C'è chi è abile nei sogni, chi nell'aiutare gli altri. C'è chi conosce il rispetto per il prossimo, chi è abile nel tirare diritto nonostante qualcuno abbia tracciato per lui una strada tortuosa.
C'è chi è abile nel tirarsi indietro quando si accorge di non essere accettato e chi, invece, è abile ad insistere nella propria passione, anche se per gli altri non è un campione. E c'è chi è più abile degli altri a giocare a calcio.
Gli allenatori lo sanno ed i genitori lo vedono.
Ma cosa c'è di più bello che vedere il proprio figlio soddisfatto e contento anche per aver preso parte ad una partita pure senza toccare un palla?
Cosa c'è di più commovente (e raro...) di un bimbo che gioisce di un gol del compagno come se fosse suo?
Cosa c'è di più bello di un bimbo che indossa la maglia del suo beniamino, sognando un giorno di poter giocare nella sua squadra del cuore?
Non ho mai allenato un bimbo "scarso".
Ho cercato sempre di scoprire il meglio di ogni bambino che mi è stato affidato. Vedere come si illuminano gli occhi di un bimbo che calcia un pallone in porta, vedere la smorfia di fatica e soddisfazione di un portiere che ha appena sventato un gol, mi induce a pensare che i "miei" bimbi sono tutti campioni. Vedere un bimbo che mi abbraccia nel bel mezzo dell'allenamento, apparentemente senza motivo, e mi stringe come se volesse ringraziarmi di averlo fatto sentire importante, anche per cinque minuti, fa illuminare anche i miei occhi.
Dover andare a prendere alcuni bambini all'ingresso del campo, allontanandoli dolcemente dalla presenza rassicurante della mamma, fa sentire importante anche me.
Vedere i bimbi che fanno di tutto per farsi notare e potermi salutare quando mi incontrano per strada, al supermercato o all'uscita della scuola, mi fa pensare che nessuno dei miei bimbi è un bimbo "scarso".
Anche se riescono a non sporcarsi in un campo infangato, anche se lo scatto più veloce se lo riservano per correre negli spogliatoi a fine partita.
Anche se in campo dovessero perdere tutte le partite

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