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lunedì 27 maggio 2013

PAPÀ COME HO GIOCATO?


È difficile osservare tuo figlio mentre corre in un campo di calcio e non avere il batticuore. In ogni attimo della sua "performance" è facile che scorrano davanti ai tuoi occhi frammenti della tua vita di bambino, dove ti emozionavi nel tentare di dare il meglio di te stesso in una situazione di gioco, nel cortile di casa o sulla spiaggia d'estate o in un contesto sportivo, che poteva essere un campo di calcio o una palestra dove praticavi un altro sport.
Magari anche tu condividevi questa esperienza con un gruppo di coetanei contro degli avversari da superare e, come accade oggi a tuo figlio, i compagni attorno a te erano pronti ad incitarti o si lamentavano perchè non gli passavi la palla.Ora è tuo figlio che si imbatte in una situazione analoga, in mezzo ad altri piccoli calciatori come lui, di fronte a un pubblico rumoroso che osserva. Sono certa che in un momento come questo non esistono gli altri genitori, non esiste un mister in panchina, né il resto della squadra. Ció che ti viene istintivo da fare è guardare LUI, tuo figlio, seguire con il tuo sguardo ogni cosa che fa e sentire il tuo cuore a mille solo a guardarlo!!! Involontariamente tutto il resto che gli gira attorno conta poco, come se si trattasse di una condizione inscenata per fargli da sfondo.
Agli occhi di te papà e di te mamma quel giovane calciatore è la pedina fondamentale di una scacchiera e sarà così anche se non spiccherà nella sua prova e non sarà protagonista di abilità prestigiose!
A questo punto come commentare l’esagerato sconquasso dal quale, a volte, alcuni genitori sono sopraffatti, l'incoerente mancanza di obiettività a cui si può cedere, se non come l’espressione di questo grande amore che un genitore ha per il proprio figlio e che a volte travolge, stordisce e rende irragionevoli? È proprio l’amore a fare del proprio figlio il centro dell’universo ed è un’emozione legittima e comune a tutti i genitori.Il problema sorge quando queste sensazioni sono portate all’eccesso, quando diventano incontenibili e si trasformano in emozioni fuorvianti, che rischiano di ritorcersi contro il proprio bambino e far stare male il genitore.
.......involontariamente tutto ciò può accadere anche a te, in tal caso la situazione potrebbe talmente sfuggirti che potresti non rendertene conto e starci male. E far stare male anche tuo figlio.
E allora se ti accorgi che ti fai prendere troppo da ciò che fa, che vorresti vederlo sempre contento come lo eri da bambino tu quando esultavi perchè avevi fatto gol, ricordati che la vita non è una scacchiera e ciò di cui ha bisogno ogni bambino, quindi anche tuo figlio, non è la gratificazione determinata dal mostrarsi il più bravo, ma sentirsi amato per quello che è. Sentirsi amato come quando ti vede sorridere di fronte a un suo liscio se "gioca sotto" o a una sua papera se gioca in porta. Sentirsi amato quando lo accogli con una pacca sulla spalla all'uscita dello spogliatoio sia se ha perso, sia se ha vinto la partita o quando alla sua domanda: "papà come ho giocato?" ti sente rispondere: "a me interessa solo vederti soddisfatto perchè pensi di aver dato il meglio di te".
Questo un bambino vuole sentirsi dire per acquisire stima in se stesso. E quando lo guardi dalla tribuna o lo accogli a fine partita, ciò che si aspetta non è vederti su di giri perché lui è vincente, ma sentirsi il Campione del Mondo nel tuo cuore.
Luca

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