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venerdì 11 marzo 2011

Abbiamo molto da imparare

DAL SITO CSI x riflettere sullo sport giovanile
Desidero riprendere alcune riflessioni sul tema della "violenza" nello sport, in particolare nello sport giovanile. Mi è capitato di leggere, recentemente, di alcuni episodi accaduti in altre regioni italiane. Ill primo è di qualche mese fa: durante una partita di calcio tra bambini di nove - dieci anni, gli stessi hanno deciso di sospendere l'incontro per fermare una rissa verbale che stava sfociando in una aggressione tra i genitori presenti sugli spalti. Il secondo episodio aveva come protagonisti dei ragazzi appartenenti alla categoria allievi. La partita si è trasformata in una mega rissa che ha coinvolto allenatori e giocatori, facendone finire alcuni al pronto soccorso. Potrei citarne altri, ma è il caso di soffermarsi su questi due episodi per scorgere alcuni lati positivi. Nel primo caso, penso si possa sottolineare l'importante gesto della sospensione della gara da parte dei piccoli calciatori, visto che la situazione che si era venuta a creare aveva completamente negato il divertimento a tutti. I bambini, in questo frangente, hanno dimostrato maggiore responsabilità degli adulti.
Differente è il secondo caso, dove la violenza si è fatta spazio in campo proprio tra coloro che avrebbero dovuto mostrare la bellezza dello sport e della competizione, oltre al rispetto dell'avversario. Se da un lato lo sport ha un'importante funzione educativa, dall'altro registriamo che c'è una forte carenza di cultura sportiva. I ragazzi devono imparare sia da una sconfitta che da una vittoria. Nel secondo caso, infatti, il risvolto positivo, se possiamo definirlo così, è stata la decisione del Presidente della società sportiva di ritirare la propria squadra dal Campionato. Di questi episodi si potrebbe dire molto. Certo è che alla base, sono venuti meno una serie di principi ispiratori del nostro modo di essere genitori, dirigenti sportivi e atleti. Ricordo quanto letto su Avvenire nella rubrica "Mattutino" del Cardinale Gianfranco Ravasi, nel quale citava una battuta dell'inglese Henry Drummont che diceva: "La gentilezza e la carità nelle piccole cose, la cortesia è per la natura umana quello che è il calore per la cera". Proseguendo, poi concludeva: "che il garbo è un lineamento della carità, virtù solenne che però si misura soprattutto nelle piccole cose. Si perché amare vuole dire trattare l'altro con rispetto, vuole dire affabilità, amabilità, attenzione, riguardo, insomma quelle che una volta si chiamavano le buone maniere o la buona educazione.
Prima di tante belle parole sul sociale, sul volontariato, sull'impegno, cose tutte sacrosante, insegniamo ai ragazzi, e a noi stessi, questa modesta fisionomia della carità che si chiama appunto gentilezza e scopriremo anche la verità della seconda citazione, quella del calore, come il calore riesce a sciogliere la cera e il ghiaccio, così un piccolo gesto di cortesia, come un semplice saluto, riempie l'animo di simpatia, cordialità, fiducia nei confronti dell'altro. E se proprio siamo insensibili e un po' calcolatori, pensiamo almeno al monito realistico del Galateo di monsignor Della Casa "chi sa carezzar le persone, con piccolo capitale fa grosso guadagno".

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