Caro direttore,
quando ieri ho appreso della morte di Piermario, pur non conoscendolo bene (ci siamo infatti affrontati da avversari sul campo e giocato insieme un paio di partite nella rappresentative nazionali) mi sono trovato a piangere come un bambino come si piange per un parente o un amico che ci lascia. E mi sono sorpreso di questo perché come temperamento normalmente tendo a tenere tutto dentro. Ieri però è accaduto qualcosa.
Perché Piermario è un ragazzo come me che ama la famiglia (a maggior ragione per la sua travagliata storia) e ama la sua passione: il calcio. E allora come fai a non immedesimarti con un ragazzo così, buono a pelle, per chi ha avuto la possibilità di conoscerlo o di incrociarlo semplicemente come me. Ma solo oggi mi rendo conto di cosa veramente è accaduto ieri, ripensando al dialogo col mio compagno di stanza, quando davanti alla tv abbiamo appreso la tragica notizia. Mi ha detto: «una cosa così non può lasciare indifferenti, ma ti fa riflettere sulla vita e su Dio».
Piermario con la sua morte ha avuto pietà di tutti noi che lo piangiamo, perché ci ha messo violentemente di fronte all'eterno e a noi stessi, nudi da tutte le distrazioni che il mondo ci mette davanti e riducendo a zero tutte le nostre inutili preoccupazioni e contese.
Se vogliamo essere uomini fino in fondo e per rispetto al sacrificio di Piermario, non possiamo far tacere quelle domande che sorgono spontanee dentro di noi in questi momenti: vale davvero la pena vivere? E se sì, per che cosa? Finisce tutto con la morte? Siamo davvero padroni della nostra vita o siamo voluti e amati ogni istante che passiamo quaggiù?
Queste domande che Piermario ci mette nel cuore oggi e a cui dobbiamo cercare di dare una risposta, possano essere per ognuno di noi compagni, colleghi, amici e tifosi un passo in avanti verso quel Disegno di salvezza che misteriosamente ci comprende tutti, ognuno con la sua strada e la sua storia.
Piermario ha fatto l'ultimo passo della sua e sono certo che ora ci guarda da lassù, in compagnia di quegli angeli a cui tanto voleva bene, il fratello e i genitori.