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venerdì 20 aprile 2012

La scelta di non giocare domenica

Henry Scott Holland, canonico della cattedrale di St. Paul diceva che la morte non è niente.
Ne abbiamo avuto una riprova sabato allo stadio di Pescara, quando ad accasciarsi è stato un certo Piermario Morosini, visto che molti non sapevano l’esistenza di questo ragazzo, ignorando il passato e presente calcistico.
 Il valore della morte, ha lasciato il passo al messaggio che Morosini, ha inteso infondere in tutti. Pur nella sua breve vita, pur nella sua complicatissima esistenza da parte di tutti, è stato il desiderio di far capire realmente chi fosse Piermario Morosini. Non il calciatore vestito di donne e denaro, ma l’uomo anzi, quel ragazzo segnato da una miriade di lutti e ancora con il sorriso tra i denti. Quel ragazzo che scendeva in campo “perché così desideravano i miei genitori”.  Ma anche le lacrime scemano dinanzi a quel messaggio così profondo che il centrocampista ha lasciato su questa terra.
Abbracciare la sofferenza per farne un punto di partenza e di forza. E anche nel momento in cui la morte sembrava chiamarlo a gran voce, Morosini non ha gettato la spugna. Come un pugile suonato sul ring ha continuato a mantenersi in piedi finchè un destro potente non lo ha steso al tappeto. Sono certo che abbia lottato strenuamente al pensiero di una sorellina disabile, ora sola.
Morosini in quei momenti non ha combattuto per mantenere in vita il successo o per la sete di denaro. Ha aperto una battaglia con la morte per una causa nobile. L’assistenza di una sorella malata.
Lì si sono accese le luci di una vita e di un sorriso che rimarranno impressi per lungo tempo nella memoria di tutti.
Si è spogliata l’immagine spesso deformata che viene data ai calciatori. Troppo spesso etichettati come superficiali, immortali e protesi al successo.
Ecco Morosini era un calciatore.
Ma era un uomo. Un ragazzo. Ora un esempio di vita.
 Morosini ha dato un senso alla sua vita anche se breve. Portando la croce delle sue sofferenze con dignità e compostezza e offrendo la sua vita ad una sorella in difficoltà.
Non è niente la morte se in terra si coltiva un messaggio così profondo, se si lascia un segno indelebile del proprio passaggio.
Grazie Piermario Morosini. Perché ognuno di noi possa fare tesoro del tuo esempio, delle tua gesta.
Non solo in campo, ma nella vita.