Violenza calcio
Giovanile
Un altra brutta pagina
del calcio giovanile nostrano. Ancora una volta i difetti dei grandi che si
trasmetto ai più piccoli: insulti, razzismo, rabbia, pugni e calci. Sono questi
i tag dell'ennesima giornata di ordinaria follia made in Italy e figlia di un
calcio sempre più malato e luogo di sfogo di frustazioni. Stavolta lo zoom
arriva dal mantovano dove in una partita di Allievi Provinciali,
Governolese-San Lazzaro, si trasforma in teatro di violenza. Dagli spalti un
genitore prende di mira un ragazzino di origine marocchina, piovono insulti e
sberleffi. Quando il ragazzino viene sostituito anziché prendere la via degli
spogliatoi, va in tribuna per cercare vendetta nei confronti di quella persona
che lo aveva più volte apostrofato. A farne le spese un altro genitore che
cerca di mettersi tra i due.Finisce con una colossale rissa che vede costretto
l’arbitro a sospendere la partita.
Gli tende la mano in
segno di amicizia e poi gli sferra un pugno sullo zigomo. Un triste episodio di
violenza assurda ha caratterizzato le finali provinciali di calcio giovanile
disputatesi sabato scorso al campo sportivo di
Sedriano. Sull’episodio si sta cercando ancora di fare chiarezza. Tutto è
accaduto verso le 19 di sabato al termine di una gara. Un uomo sulla
quarantina, padre di due ragazzi impegnati nel torneo, si è avvicinato al
direttore di gara, un ragazzo di 19 anni. Gli ha teso la mano. Sembrava un
normalissimo scambio di saluti a conclusione dell’incontro.Ad un certo punto,
quando il giovane arbitro stava per ricambiare la stretta di mano ecco che
è partito un pugno in faccia. Tra le lacrime dei ragazzi che avevano
appena concluso la partita
Nel calcio
dilettantistico purtroppo si nota che molto sia cambiato negli ultimi tempi,
soprattutto a livello giovanile. «Oramai la pressione è arrivata anche sui
ragazzi. Spinti dalla smania che gli trasmettono i genitori, tutti i ragazzetti
vorrebbero diventare Totti o Tevez. E' il modo peggiore per vivere il calcio
perché si crea una pressione che fa malissimo ai ragazzi. Bisogna far capire ai
genitori e ai loro figli delle scuole calcio che il calcio a questa età deve
essere solo un gioco, un passatempo. Un ruolo importante lo giocano i dirigenti
delle squadre soprattutto nei confronti degli pseudo procuratori». I tanti
(troppi) che gironzolano fra i campetti di periferia a caccia del campione di
domani, pronti ad abbindolare i genitori del 'genietto' di turno con promesse
mirabolanti di guadagni milionari e fama. «E' un vero sottobosco di persone che
si spacciano per procuratori e avvicinano i giocatori. E' difficile migliorare
le cose e a farlo possono essere solo le società che dovrebbero allontanarli
dai campi. Ma spesso i dirigenti sono sprovveduti e queste persone meschine
hanno gioco facile». A quel punto sono i genitori ad entrare in gioco
rivolgendosi alle società con frasi del tipo: «Voi non potete precludere a mio
figlio la possibilità di andare avanti». «Da lì i rapporti tra società e
genitori si logorano e a volte i veri allenatori dei figli diventano i padri
che poi alle partite diventano degli ultras. In questo modo - conclude Zarelli
- si crea una tensione emotiva da cui nasce tutto il peggio.
Parto
da questi 3 articoli che erano sul giornale in questa settimana per fare una
riflessione con tutti voi genitori sul significato del fare sport per vostro
figlio. Sembra facile colpevolizzare i protagonisti ma purtroppo le cronache
sono piene di episodi come questi. Partite accese come quella di domenica al
Barbarigo accendono gli animi sia per noi allenatori che per voi genitori e
spesso si sconfina dal tifo passionale per la squadra del cuore e per il
proprio figlio ad essere dei piccoli ultras di quartiere.
Domenica
anche al Barbarigo non è successo niente di trascendentale ma forse si è un po’
esagerato con la passione per la squadra, fa niente se qualche genitore avversario era maleducato o sopra le righe, fa niente se qualche
giocatore avversario era po’ sgamato e falloso , noi dobbiamo pensare solo al
bene dei nostri ragazzi e come Barbarigo vogliamo essere diversi perché
vogliamo insegnare a ragazzi un calcio pulito lontano da quelli isterismi che
vediamo tra i professionisti e su tanti campi di provincia.
La
maggior parte di libri di sport mette in
evidenza che Il sogno di ogni allenatore è allenare una squadra di orfani ,
certo non è il caso del Barbarigo dove i genitori sono una parte integrante del
progetto educativo per i ragazzi e la loro presenza costante sia negli allenamenti
che nelle partite con il loro tifo, la loro passione e la loro voglia di fare
squadra rende la nostra società un modello per tutti.
Noi
sappiamo di avere dei genitori fantastici e spero che cerchiamo quindi di
tenere a bada quell’orgasmo agonistico che a volte ci attanaglia senza scendere
in polemica con i genitori avversari, senza dare epiteti ai giocatori
avversari, senza dare commenti tecnici e soprattutto senza commentare le
prestazioni dei compagni di squadra del proprio figlio perché ognuno dà il
massimo delle proprie capacità e per quel ruolo ci sono gli allenatori preposti
..per il resto occhio ai daspo J
bruno
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