Il Blog che vuole essere un punto d'incontro per le squadre di calcio dei ragazzi della Parrocchia San Gregorio Barbarigo di Milano



lunedì 7 gennaio 2013


PER NON PERDERE L’OCCASIONE


Prima che la ripresa del Campionato sciolga come neve al sole ciò che è accaduto a Busto Arsizio, relegando un gesto di profonda civiltà e amore del calcio ad un sentimento buono adatto per il periodo natalizio, sentiamo la necessità di non farci sfuggire anche questa occasione. Lo chiedono le tante persone, la stragrande maggioranza, che erano sedute sulle gradinate dello stadio Carlo Speroni; lo chiedono i tanti ragazzi di colore e non, che hanno trovato una porta aperta alla loro voglia di giocare in tanti campetti d’oratorio e  di periferia; lo chiedono i numerosi adulti che ogni giorno offrono gratuitamente il loro tempo per  insegnare a crescere attraverso lo sport; lo chiedono tutti coloro, sportivi e non, che credono che la convivenza umana non è solo un bel principio ma l’unico modo per stare bene al mondo.

Il Milan che lascia il campo della Pro Patria dopo continui e ripetuti “buu” razzisti di alcuni tifosi all’indirizzo dei suoi giocatori di colore ribadisce ancora una volta che una partita di calcio, per quanto emozionante sia, vale sempre meno della dignità di una persona.  La persona, al di là di ogni razza, colore della pelle, cultura, nazione… ha una dignità che non può mai essere ferita. Rispettarla è ammirare la grandezza di una persona per la capacità che ha di fare il bene e per la sua somiglianza con il divino.

La via degli spogliatoi l’hanno presa i grandi campioni, il segnale contro ogni forma di inciviltà che offende il calcio è stato motivato da professionisti davanti alle telecamere, si disputava una partita davanti a migliaia di spettatori che hanno applaudito la scelta fatta. Forse perché i grandi valori dello sport, troppo spesso sbandierati ma non applicati, hanno bisogno di essere testimoniati.  I tanti appassionati di sport, soprattutto giovani, si nutrono della testimonianza dei grandi; vogliono vedere che ciò che è annunciato è poi vissuto. I “valori” sono l’anima di scelte concrete, coraggiose e a volte controcorrente.

In tanti hanno sottolineato che è soltanto un gruppo sparuto di incivili quello che ha insultato. Purtroppo, come capita anche da altre parti, l’inciviltà di pochi si nutre dell’indifferenza dei tanti, che non fanno nulla per isolarli. E così si notano sulla metropolitana ragazzi che non lasciano spazio all’anziano di turno senza che nessuno dica niente, il barbone sulla strada importunato dalla gang davanti al passo affrettato di molti, o la persecuzione dei bulli nella risata generale degli altri… Gli altri, la maggioranza, devono far sentire il proprio dissenso nei confronti di ciò che non approvano, magari mettendoci la faccia o semplicemente con un applauso e un fischio più rumoroso.

Sulle gradinate di Busto Arsizio erano molti i genitori che avevano accompagnato i propri figli a vedere la partita. Chissà se davanti a quelle ignobili frasi e a quei “buu” razzisti è sorta in loro la domanda: ma io cosa insegno ai miei ragazzi? Sì, perché tante volte il dito è puntato sul campo dei grandi senza accorgersi che è sul bordo del campo dei piccoli che passano gli insegnamenti più beceri.  Come nel caso di  Monte Marenzo-Binaghese del campionato under 14 femminile dove una ragazza senegalese ha ricevuto insulti razzisti da parte di un genitore. Oppure a Treviso dove i genitori hanno lanciato insulti razzisti contro un giocatore di 12 anni.

Non perdiamo ancora l’occasione che Milan – Pro Patria ci hanno offerto per un calcio migliore e per un mondo migliore. Non rassegniamoci a pagare il prezzo per la stupidità e l’inciviltà di pochi. Non scoraggiamoci di fronte a questi ennesimi episodi di intolleranza ma accettiamo la sfida. Rassegnarci significherebbe umiliare e disprezzare la gioiosa passione sportiva che esiste ed è più grande di ogni male dello sport;  vorrebbe dire disprezzare l’amore e la gratuità di tanti educatori che si spendono per insegnare i grandi valori dello sport e della vita ai più giovani; umilierebbe l’impegno di chi si dedica con passione per integrare gli stranieri nel nostro paese.  Non perdiamo l’occasione:  il razzismo, nel calcio come nella vita, è ignobile e disonesto perché si nutre della fatica degli altri per disprezzarla.

 

 

don Alessio Albertini

Cons. Eccl. Naz.le CSI