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mercoledì 26 febbraio 2014

cosa ne pensate ???

Storie di ordinaria follia ai bordi di un campo di calcio. Lo scenario è il campionato Esordienti nella sfida tra il Caravaggio e la Trevigliese in un derby tutto orobico. La squadra di casa si porta in vantaggio, la partita resta inchiodata sull’1-0 anche dopo il primo tempo e il secondo tempo (in queste categorie ci sono tre mini tempi). Ma prima che inizi l’ultima frazione succede l’incredibile. Un genitore che stava assistendo al match in cui il figlio 14enne giocava nella Trevigliese, scende dalla tribuna, si avvia verso gli spogliatoi e si chiude nello stanzino dell’arbitro. Dopo qualche minuto esce ma il gioco non riprende: le squadre in campo attendono invano finchè non si va a controllare. E trovano il giovane direttore di gara riverso a terra dolorante per le botte subite.
L’Ira funesta e il coraggio del figlio - Una pazzia bella e buona di un padre che perde la testa e non accetta la sconfitta. E va oltre, nella classica ottica di chi deve trovare assolutamente il colpevole anche quando non c’è e lo inquadra nella figura dell’arbitro. Così, il direttore di gara, un 35enne dirigente dell’Unione Sportiva Caravaggio, viene preso di mira chiuso nel proprio stanzino e ricoperto di botte. Se la cronaca finisse qui, ci sarebbe solamente il solito commento negativo nei confronti di una società che oramai ha gettato il buon senso ben oltre ogni ostacolo in un vortice senza ritorno. Eppure, anche laddove si gratta il fondo – come in questo caso – c’è un lieto fine insperato. Davanti all’ira funesta del genitore, il figlio calciatore 13enne si scusa pubblicamente con compagni, avversari e pubblico e allontana il padre dal terreno di gioco. La gara sarà sospesa, l’arbitro andrà in ospedale ma il calcio è salvo, ancora una volta.


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